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Secondo gli ultimi dati dell'Iss, dal primo lockdown del marzo del 2020, i disturbi del comportamento alimentare sono aumentati del 30%. Un'altra pandemia con pochi luoghi di cura. Siamo entrati in uno di questi con le nostre telecamere. Attraverso il racconto di Valentina e Veronica, cerchiamo di capire cosa è successo a questi adolescenti.

Quando i numeri del contagio, dei ricoveri e delle vittime del Covid nel nostro Paese sono iniziati a scendere, i medici hanno cominciato a fare i conti con una nuova pandemia, quella dell'autolesionismo. Questa volta, però, le vittime non sono più quegli anziani così colpiti dal virus, ma gli adolescenti che erano stati risparmiati dalle conseguenze fisiche del coronavirus. I dati dell'Istituto superiore di sanità parlano chiaro: l'incremento medio dei disturbi alimentari tra gli adolescenti è del 30%. Scende invece la fascia di età, dai 13 ai 16 anni.

Pochi centri di cura, lunghe liste di attesa

I centri di cura nel nostro Paese sono pochi, e le liste di attesa stanno diventando sempre più lunghe. Non solo per i ricoveri ma anche negli ambulatori dei dipartimenti sanitari. I reparti di pediatria sono pieni di giovanissimi che arrivano in condizioni critiche, da Nord a Sud. Delle 146 strutture specializzate, molte sono concentrate al Nord. A Villa Garda, in provincia di Verona, abbiamo incontrato due ragazze alla fine del loro percorso. Si chiamano Valentina e Veronica, hanno 18 anni, e sono riuscite a trasformare il loro dolore in rinascita. Oggi hanno gli occhi pieni di vita, tanti progetti e le idee chiare su cosa è accaduto e cosa non dovrà più accadere. È per questa ragione che ci hanno voluto mettere la faccia.

La storia di Valentina

Una parete piena di foto fa da testiera al letto del Centro di Cura. In alcune Valentina sorride abbracciata ai genitori e agli amici, è in vacanza, festeggia compleanni ma ha lo sguardo spento. "Mi facevano tanti complimenti, mi dicevano che ero bella e magra. Ma non sapevano l'inferno che stavo attraversando". Valentina combatte con chili di troppo da sempre. È stata vittima di bullismo per tutta la durata delle scuole medie. Quando arriva al liceo odia il suo corpo, ma ama studiare e si sente amata dalla sua famiglia. Poco prima del lockdown riesce a perdere qualche chilo, si allena, ed è piena di progetti.

Il cambiamento

Nel marzo del 2020 tutto si ferma, anche la sua vita. Valentina si annoia e si sente sola, decide di intensificare gli allenamenti casalinghi, inizia a mangiare meno. Ben presto l'imperativo diventa: restringere. Restringere il cibo e di conseguenza il corpo. I risultati sono visibili subito. Quando torna a scuola a settembre, Valentina si sente forte e più bella e allontana quelle ossessioni che si erano impadronite delle sue giornate. A novembre però la sua classe torna in isolamento. A scuola rientreranno a febbraio. In quei mesi ancora in casa, nella sua stanza, tornano le ossessioni per la bilancia e lo specchio e lo sport. Il cibo diventa "veleno". I numeri sulla bilancia che scendono sono il lasciapassare per la felicità e il riconoscimento social. La vita sociale non esiste più, ma quello che mostra è un corpo migliore "mentre un mostro dentro mi divorava ogni giorno di più". Eppure tutti si congratulano con lei per un corpo che sembra sano, ma non lo è. A fine marzo Valentina non ha più la forza di alzarsi dal letto e smette di andare a scuola. I genitori la portano a Villa Garda per un primo incontro, ma la lista di attesa è lunga e deve aspettare. Arriva l'estate e passa le giornate sotto le coperte a dormire. Quando viene ricoverata i parametri vitali di Valentina sono bassi, ma inizia la sua rinascita che l'ha portata fin qui.

La storia di Veronica

Anche Veronica ha 18 anni, e anche lei ha iniziato a dimagrire durante il primo lockdown. Nell'esercizio fisico ha trovato il suo sfogo. Segue alcune app, e gli allenamenti diventano sempre più duri, sempre più intensi. Veronica inizia a mangiare sempre meno, e anche per lei l'imperativo è: restringere. Toglie quasi tutto. Mangia solo frutta e verdura. Entra in quello che definisce sempre il "buco nero". Un punto di non ritorno. Fino a quando non ha la forza per alzarsi e vestirsi da sola. Il contrasto con la famiglia aumenta fino a quando non viene ricoverata, con 25 battiti, con l'alimentazione con il sondino. Veronica ricorda poco dei 15 giorni nel reparto di Pediatria. Ricorda invece bene il momento in cui è arrivata a Villa Garda, dove anche per lei è iniziata una strada nuova. In salita, ma con gli strumenti per affrontarla.